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ADELE L’ARTISTA

DI MONIA TUCCI

DISEGNO DI SOFIA ELISABETH MORGANTE

 

“Vorrei tre etti di talento da pittore”. “Come ha detto, scusi?” Chiese il Sig. Condotti sporgendosi dal bancone di marmo del suo negozio di vernici e colori per vedere chi stesse parlando. “Ho detto che vorrei tre etti di talento da pittore”. A parlare era stata una bambina bionda, con una grande borsa a tracolla e un album da disegno tra le mani. L’uomo occhialuto al di là del bancone la guardò con aria sorniona e le chiese: “E chi ti ha detto che nel mio negozio si vende talento da pittore?”. “La maestra Teresa me l’ha detto e chi altri? Adesso che le ho riposto mi dà la mia bustina di talento da pittore?”. L’uomo si risistemò gli occhiali, si voltò di spalle, scelse dallo scaffale un grosso barattolo pieno di una polvere verdastra e disse: “Purtroppo mi è rimasto soltanto il talento semplice, quello da imbianchini per intendersi, magari imbianchini bravi, da far lavorare nelle ville dei signori. Ma se cerchi il vero talento, quello di Leonardo o alla Picasso, devi aggiungere a questa polverina il rosa pancia di monaca e il grigio ombra di campanile”. “E dove li trovo? esclamò sgarbatamente la bambina- io non ho tempo da perdere, sono un’artista molto impegnata!”. L’uomo, con molta calma, si sistemò di nuovo gli occhiali e rispose: “So che il padre di Casimiro, il falegname che abita vicino alla chiesa, ed ha una figlia…” “Se avessi voluto tutte queste informazioni sulle parentele sarei andata all’anagrafe e non avrei chiesto a lei !” lo interruppe indispettita la bambina. L’uomo la guardò pensieroso corrugando la fronte e sospirando, riprese a parlare: “prova a chiedere a Beppe, lui ha fatto il sagrestano per tanti anni e forse sa se Don Quintilio ha conservato qualche boccetta di essenza di grigio ombra di campanile e di rosa pancia di monaca. Se lo vedi, salutalo da parte mia e digli che ti mando io…” “Non sono mica una postina! Se vuole, i suoi saluti glieli porti lei!”.Prendendo dalle mani del vecchio mesticatore la bustina con la polverina verdastra del talento semplice uscì velocemente dal negozio

Adele era indispettita, il suo naso si arricciò ancora di più, si risistemò il cappellino in testa e con passo veloce si avviò verso il centro della città. “E ora dove lo trovo io questo sig. Beppe, padre di Casimiro, nonno di.. come si chiama la nipote? Ah! Il vecchio non me l’ha detto non me l’ha proprio detto. Che maleducato! E’ sempre così, noi giovani artisti veniamo ostacolati dai vecchi invidiosi. Ma lo troverò, sono sicura che lo troverò. Non mi arrendo di certo. Ora che ho la base del mio futuro lavoro devo trovare il resto. Del resto anche Leonardo avrà dovuto cercare gli ingredienti giusti per diluire il talento semplice. E così dicendo si avviò verso il laboratorio di Casimiro. Casimiro era un uomo di circa 40 anni con pochi capelli, orecchie a sventola, mani molto grandi e una gamba di legno. Infatti per dimostrare a tutti la propria bravura di falegname aveva preferito togliersi una gamba di carne e farsela di legno. Ne era molto orgoglioso! A seconda della stagione, si disegnava sopra il polpaccio un paesaggio invernale o estivo sul quale poggiava le piccole statuette di legno che creava con le sue mani dando vita ad un curioso teatrino.

Adele spinse la porta del laboratorio con forza ed il rumore di mille campanelli accompagnò il suo gesto. Casimiro si alzò di scatto facendo cadere Paolino il castorino, Gegia la castagna, Nori la montagna e molti altri personaggi che si affrettò a raccogliere scusandosi. “Ragazzi, avete ragione, scusate, scusate davvero. Spero non vi siate fatti male.“. Adele non credeva alle proprie orecchie, invece di scusarsi con lei che era un’artista impegnata e che stava già perdendo troppo tempo, si scusava con dei pezzetti di legno rivestito.. da non crederci!!”. “UH UHM” tossì Adele. “UH UH UHM” tossì più forte la bambina. Niente. Alla fine sventolando il braccio gridò “EHI, sono qui”. L’uomo si voltò a guardarla e sorridendo le rispose. “Oh, mi scusi, non mi ero accorto che qualcuno fosse entrato, pensavo che la porta fosse stata aperta da una folata di vento…. In questi giorni i miei clienti abituali non vengono perché sanno che mi sto preparando per la rappresentazione di domenica, sa.. mi hanno ingaggiato i bambini del quartiere per fare una sorpresa ai propri nonni per la festa del nonno..” . Adele lo interruppe dicendo: “ Mi scusi ma a me dei suoi impegni per il fine settimana non importa proprio niente. Io ho bisogno del rosa pancia di monaca e del grigio ombra di campanile. “. L’uomo sorrise di nuovo, poggiando in un cestino le sue creature e spazzolandosi i trucioli dai pantaloni di flanella, poi proseguì: “ ah capisco, lei è in cerca di talento da pittore”. “Che impertinente- pensò Adele – non l’ha capito subito che sono un’artista? Ho il berretto alla francese e le macchie sul mio corpetto non lasciano alcun dubbio..”. “Sì, -rispose-sono un’artista. La maestra Teresa mi ha detto di andare dal sig. Condotti a comprare tre etti di talento da pittore, ma lui lo aveva finito, per cui sono venuta da lei..”

Ho capito. Stai cercando mio padre per il grigio ombra di campanile-disse il falegname mentre metteva seduti in fila sullo scaffale i suoi pupazzi- ma non so se riuscirai a trovarlo…”.

Ecco il Signor Complicazioni affari semplici- pensò tra sé e sé Adele- certo che riuscirò a trovarlo! Basta che mi dica dov’è e che lo faccia alla svelta invece di giocare con i suoi sciocchi pupazzetti, io non ho tempo da perdere, ho molte cose da fare e, non appena avrò questi benedetti ingredienti, avrò molti altri impegni: riunioni, mostre, viaggi… Adele smise di sognare e sospirò. Si accorse che il sig. Casimiro la stava guardando con aria interrogativa e disse: “Veramente avrei bisogno anche del rosa pancia di monaca.” L’uomo sorrise ancora di più e disse: “ Di quello ne ho qualche goccia, se vuoi puoi prenderlo. E’ Dentro questa boccetta. “E allungò una boccetta trasparente sul cui fondo si trovava un liquido di un rosa talmente tenue da sembrare bianco. Con un rapido gesto Adele strappò dalle mani del falegname la boccetta e rispose: “Certo che lo voglio. Per quale motivo crede che stia perdendo il mio tempo con lei!!”. E sbattendo la porta se ne andò. “Buffone, proprio non capisco come facciano gli adulti a sprecare il proprio tempo in questo modo. E poi con tutte le sue chiacchiere non mi ha detto dove posso trovare suo padre.. Ma io lo troverò ugualmente, dove potrà mai essere un vecchio sagrestano?”. Dopo ore e ore di girovagare per la città la bambina cominciò a perdere la pazienza; era stanca ed affamata: “Ma dove si sarà nascosto questo vecchiaccio? Sono stata al circolo di bocce e non c’era, all’associazione din don dan e mi hanno detto che da quando è in pensione non si esercita più con loro… Quando lo troverò gliene dirò quattro, prima di tutto mi presenterò: sono Adele, l’artista, la pittrice, lei oggi si è approfittato del mio prezioso tempo, ma si ricordi che, quando sarò ricca e famosa, sarà lei a dovermi portare il talento da pittore direttamente allo studio, tanto lei è pensionato nulla facente, mentre io devo disegnare, creare, realizzare..”

Improvvisamente il corso dei pensieri di Adele si interruppe perché il cielo era diventato molto più scuro. La bambina alzò la testa e vide davanti a sé il campanile più grande che avesse mai visto. Si voltò e, sulla destra del campanile, notò un uomo che stava dormendo su una sdraio gialla con un cappello calato sugli occhi. Gli si avvicinò e scuotendolo bruscamente gli grido. “Ehi! Sveglia!”. L’uomo si svegliò di soprassalto. I suoi baffi fecero una piroetta per lo spavento e gli occhialini gli caddero dal taschino. “Ehi, ma che modi sono? -boffonchiò il vecchio- io stavo dormendo!”. “Sì, lo so, ho visto cosa stava facendo- rispose Adele con aria annoiata mentre si risistemava in testa il suo cappellino- ma io sono Adele, sono una bambina molto impegnata ed ho bisogno, IMMEDIATAMENTE, di sapere se lei è Beppe e se ha una dose del color ombra di campanile da darmi per completare la pozione del talento da pittore”. L’uomo si stropicciò gli occhi, si stiracchiò ben bene e rispose: “<Certo che sono Beppe e certo che ho il colore che ti serve; don Quintilio mi ha lasciato in eredità tutte le sue scorte.”. Detto ciò, le voltò le spalle cominciò a rovistare sotto la sdraio gialla e tirò fuori un palloncino sgonfio. “Ecco, -disse porgendole il palloncino- devi mettere qui dentro la polvere di talento di talento semplice, aggiungere il color rosa pancia di monaca e scuotere tutto molto bene, poi devi soffiare, soffiare, soffiare dentro il palloncino a pieni polmoni ( mentre parlava il vecchio sagrestano gonfiava le guance per darle l’esempio,soffiandole addosso l’aria che non metteva nel palloncino) perché il grigio ombra di campanile è un gas retrattile che deve essere riscaldato per recuperare la propria efficacia..” Accomodandosi il cappello che si era spostato a causa dei soffi del sig. Beppe, Adele disse: “ Va bene ho capito. Mi dia il palloncino..” E, preso il palloncino, si voltò di scatto. “Mi raccomando, le gridò dietro il sig. Beppe, soffia soffia, in un giornata di sole, su un prato verde, mi raccomando, altrimenti il gas retrattile non funzionerà!”. E’ Una congiura! Anche il sole ci voleva! Purtroppo la giornata stava volgendo al termine e quel sole sfaticato se ne stava andando velocemente a cena. “Ci si mette anche lui, quel dispettoso, ma certo è d’accordo con gli altri vecchi.. è vecchio anche lui!!” Ma domani mattina mi alzerò di buon ora e riuscirò a fare la mia pozione. Sfortunatamente per Adele, seguirono giorni e giorni di pioggia ininterrotta: l’umore della bambina diveniva sempre più nero ed il rumore dei suoi pensieri diventava più forte dei fulmini e delle saette…

Finalmente il sole tornò a splendere e Adele, con lo zainetto degli ingredienti in spalla, si avviò al Parco dei colori.

Ecco il sole,ecco il vento, ecco il fiato, -pensava mentre si esercitava a soffiare a pieni polmoni- adesso preparerò la pozione. Ho già perso troppo tempo.”. All’ingresso del parco incontrò il sig. Condotti che passeggiava con Bizzarro il suo cane e che le chiese con voce suadente: “Hai trovato quello che cercavi?”. “Certo che ho trovato gli altri ingredienti, pensava forse di ostacolare il cammino con le sue complicaaaa…” Non poté finire la frase perché era appena inciampata nella gamba di legno del sig. Casimiro che, balbettando imbarazzato mille frasi di scuse, le porse la mano per aiutarla a rialzarsi. “ OH! Ancora lei e la sua sciocca gamba- disse stizzosamente Adele mentre si spolverava la gonna. Riprese il suo cammino: “Manca solo il Sig. Beppe, poi anche questa giornata sarà piena di incontri inutili..” Mentre finiva di formulare questo pensiero, notò un cappello che si alzava e si abbassava, seguì la mano e vide la sorridente faccia del sig. Beppe, sdraiato su una coperta gialla.” Buon giorno, Signorina Adele, è un piacere vederla qui nel parco dei colori..sono contento che abbia seguito il mio consiglio.” Il piacere è solo suo- pensò Adele- senza neanche rispondere al saluto del sagrestano.

Arrivata in cima alla collina del parco dei colori, entrò nel Gazebo che si trovava al suo centro. Il sole si insinuava tra le foglie di Edera che facevano da cappellino al meraviglioso Gazebo mentre gli uccellini cantavano felici poggiati sui rami dei peschi tutt’intorno. Adele aprì lo zainetto, prese il palloncino sgonfio, e cominciò a metterci dentro la polvere di talento semplice, il color rosa pancia di monaca. Dopo essersi accomodata il cappello e stirata la gonna, inspirò un enorme boccata d’aria di primavera e cominciò a soffiare e a soffiare affinché il gas retrattile del grigio ombra di campanile producesse i suoi effetti. Soffia, soffia, soffia, Adele era sempre più rossa, soffia soffia e… BUM. Il palloncino scoppiò improvvisamente. Il rosa pancia di monaca, il verde della polvere di talento semplice, mescolati al gas retrattile esplosero addosso alla bambina che, seduta per terra, con il cappello calato sugli occhi, iniziò a piangere e lamentarsi. “UH UH UH , quegli imbroglioni, quei bugiardi, mi hanno dato le dosi sbagliate perché erano invidiosi…” Mentre tentava di togliersi quella poltiglia melmosa dalla faccia, Adele vide spuntare una mano inguantata che le porgeva un fazzolettino bianco con dei fiorellini rosa ricamati. Riconobbe la maestra Teresa e alle sue spalle, il Signor Condotti con Bizzarro, Casimiro e il Signor Beppe che le sorridevano. La maestra la aiutò a d asciugarsi le lacrime e le disse dolcemente: Cara Adele, hai imparato la lezione? Soltanto una bambina presuntuosa come te poteva pensare che trattando male le persone anziane, non ascoltando i loro consigli e non portando loro rispetto, si potesse diventare pittori di talento; non so se questi signori avranno ancora voglia di insegnarti a diventare una vera artista”. Adele si alzò lentamente, e con gli occhi bassi, giocando con la punta delle sue scarpe cominciò a dire: “Vi chiedo scusa, cari Signori, sono stata una bambina davvero impertinente, prometto che non lo farò più e che studierò tanto per poter diventare una brava pittrice”. La maestra Teresa con aria furba strizzò l’occhio ai tre uomini; si guardarono sorridendo, il Signor Condotti lasciò il guinzaglio di Bizzarro che iniziò a saltare e leccare la bambina.

Erano ormai le quattro e tutti insieme si avviarono al teatrino per assistere alla allo spettacolo che Casimiro aveva preparato per i nonni ed i nipotini.

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4 Responses
  • Cristina
    Aprile 4, 2020

    Tenerissima e piena di poesia. Grande Monia

  • Msrco
    Aprile 4, 2020

    Era tanto la conservava nel cassetto…

  • Delia
    Aprile 4, 2020

    Un racconto bellissimo da leggere ai bambini, pieno di fantasia, originalità e colore… da leggere tutto d’un fiato… almeno così è stato per me!!! Brava Monia Tucci grazie x la lettura di oggi🌈🍀❤️🧡💛💚💙💜

  • Laica
    Luglio 24, 2020

    Il racconto di Adele ha un bel ritmo; hai voglia di scoprire che bello ” schiaffo morale” prenderà. Ma fa anche pensare a tutte quelle volte che ciascuno, grande o piccino, assume atteggiamenti simili. COMPLIMENTI alla mia collega.

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