Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.
[mc4wp_form id="4890"]
Zapisz Zapisz

#FACCIAMOCICOMPAGNIA – GIORNO 52

Buongiorno!!!In questi giorni in cui tra smart working e didattica a distanza, stiamo davanti al pc, tablet, etc ore e ore, è importante coccolare il nostro collo e Elisabetta Vannini ci dice come. La quarta parte della storia di Argo di Valentina Brasca, sarà un’ottima compagnia.

Ieri sono stata colta da malinconia, per cui a cena ho preparato un piatto, la stracciatella in brodo, che non facevo da anni, perchè in realtà, la preparava mia nonna Maura, che con i suoi modi bruschi non mancava mai di coccolarci a modo suo.

Vi abbraccio forte

 

Buon divertimento e…continuiamo a farci compagnia!!!


CACCIA AL SIMBOLO

DEL PROF. RICCARDO SPINELLI

Informazioni sul quadro di ieri: “Classe di ballo – Ernst Ludwig kirchner”

Quesito di oggi dell’opera sottostante: “raccontateci voi la scena”

rispondete numerosi….

e divertitevi con i commenti di ieri….

 


BUON APPETITO PIATTO PULITO
DI MONIA TUCCI
Stracciatella in brodo
(scalda cuore nelle serate fredde e malinconiche)
Ingredienti:
  • un uovo a testa
  • noce moscata
  • parmigiano
  • brodo (meglio di pollo)

Sbattere l’uovo aggiungendo parmigiano e noce moscata abbondanti, quando il brodo inizia a bollire buttare il preparato in pentola e mescolare con la frusta per qualche minuto finchè non avà una certa cosnsistenza.

Buon appetito..piatto pulito


SPECIALE TAI CHI
DI ELISABETTA VANNINI
PROFILO ISTAGRAM: ELISTACHI

RACCONTI E ROMANZI
UOMINI E KUOMI – Capitolo IV
DI VALENTINA BRASCA

CAPITOLO QUARTO

Era dolce come una festa.

Quest’acqua era ben altra cosa che un alimento.

Era nata dalla marcia sotto le stelle, dal canto della carrucola,dallo sforzo delle mie braccia.

Faceva bene al cuore, come un dono.

Quando ero piccolo, le luci dell’albero di Natale, la musica della Messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi,

facevano risplendere i doni di Natale che ricevevo.

I

Edward sen’era andato di casa quando aveva 18 anni. Aveva iniziato da un anno l’università e i professori dicevano che era un ragazzo promettente, con grande orgoglio dei suoi genitori. Ma a lui interessavano ben poco, sia l’università, che la carriera, che l’orgoglio di mamma e papà. Voleva un cane da quando era bambino, ma gli era stato sempre detto che il cane sporca, che lega, che non avrebbe potuto girare liberamene il mondo per studiare, che gli avrebbe mangiato i giochi e i quaderni e tante altre cose. A dieci anni aveva già trascorso due estati in un college inglese, a dodici un mese in una famiglia francese, a sedici un anno in Giappone. Ma nessuno si era mai accorto di tutti i cani con cui aveva viaggiato e passeggiato. Beagle, pastori scozzesi, labrador, bassotti a pelo corto e lungo, bulldogs francesi, chow chow, Akita inu lo avevano accompagnato in giro per quel mondo che andava girato per forza, attaccati al suo guinzaglio immaginario, esemplari belli da far invidia perché nati perfetti dalla sua fantasia. Aveva iniziato da bambino, quando seguiva annoiato i suoi genitori che guardavano le vetrine dei negozi, ad immaginare di condurre un cane al guinzaglio. Poteva vederlo, parlare con lui, quasi toccarlo e accarezzarlo per dirgli di star buono e di non abbaiare. A casa gli dava le ciotole dell’acqua e della pappa e, prima di spengere la luce e addormentarsi, la buonanotte.

Molti dei suoi compagni di scuola lo invidiavano perché era figlio di due stimati professionisti, viveva in una delle più belle ville del quartiere con un giardino da sogno, come lo definivano gli amici dei genitori quando andavano alle eleganti cene infilati nei loro vestiti costosi. Ma Edward desiderava un cane e decise di andarsene per realizzare il suo desiderio. Con i soldi ricevuti in occasione del suo diploma a pieni voti si comprò un piccolo camper usato, abbastanza malridotto, ma sufficientemente adatto a contenere il suo desiderio.

Fu esattamente il giorno dopo dell’acquisto della sua nuova casa su ruote che si recò al canile per cercare il suo cane. Gli sembrò semplicemente meravigliosa l’idea di trovarsi davanti a decine di cani pronti per andarsene con lui. Forse meno belli di quelli immaginati nella sua infanzia, ma finalmente reali, come reale doveva finalmente essere la sua vita al di fuori del mondo pulito e perfetto che i suoi genitori avevano costruito per lui. Aveva bisogno di sporcarsi. E lo fece. Pioveva forte. All’ingresso del canile venne ad aprirgli un signore dall’andatura zoppicante, del quale si intravedeva solo il pezzo di gamba compreso tra l’incerata e gli sciantilli infangati fino al polpaccio.

Venga, non è il massimo della giornata che si possa desiderare. Qui è un pantano. Nessuno si occupa di risistemare un po’ questo posto. La avviso, i cani sono sporchi e puzzano sempre, ma oggi in particolar modo. Prego, a lei la scelta!” gli disse lasciandolo passare avanti a lui.

Originale la giacca impermeabile che porta, chi l’ha inventata doveva essere un appassionato di patatine!”

L’ho fatta io, che in effetti sono molto goloso di patatine. Non avendo molto denaro a disposizione e neanche un gran che da fare in questo momento, mi è venuta l’idea di costruire una giacca con i sacchetti delle mie amate patatine proprio mentre me le sgranocchiavo assaporandole con tutto il gusto di dover fare soltanto quello! E il risultato, devo dire, non è male davvero! Ha stupito anche me! Se ne vuole una gliela posso fare, o magari per suo figlio o suo nipote se ne ha”

Magari potremmo farla con i sacchetti delle crocchette per cani !”

Perché no?” rispose sorridendo Edward, che cominciava a divertirsi. Posò poi lo sguardo sul recinto davanti a loro e sentì quasi il contatto con i tanti occhi che silenziosi lo guardavano. Alcuni cani si erano avvicinati alla rete e scodinzolavano, ma la maggior parte di loro lo osservava da lontano, con rassegnazione.

Come faccio a scegliere?” disse a sé stesso.

Lascia che ti aiuti” gli rispose con aria torva l’uomo incerato da sotto il cappuccio.

Seguimi”.

Camminarono nel pantano per qualche decina di metri, poi l’uomo si fermò davanti ad una specie di cella chiusa da un vecchio lucchetto arrugginito.

Sei un giovane in cerca d’avventure, non è vero? Voglia di scappare, vestiti alternativi, desiderio di cambiare il mondo….”

Veramente il mio desiderio è solo avere un cane”

Eccolo! Ti presento Devil!” e così dicendo girò la chiave dentro il lucchetto e spalancò la porta di ferro. Seduto in un angolo in fondo a quello spazio angusto un pittbul tigrato li fissava in silenzio. Edward fece un passo e il cane ringhiò.

Ma cosa mi propone, non posso neanche avvicinarmi!”

È una femmina, sottratta ai combattimenti illegali. Ha diverse cicatrici sul corpo, e anche nel cuore. Ma ha seguito un percorso di rieducazione ed è notevolmente migliorata. Èsolo molto diffidente, ma poi riconosce chi non vuol farle del male e si lascia avvicinare. Ma nessuno prende neanche in considerazione l’idea di adottarla. Tu sei giovane, alto, ben piazzato. Insomma, sei più bull di lei! Tirala fuori da qui!”

Edward rimase in silenzio e immaginò la sua mano di bambino che portava al guinzaglio una cucciola di pitbull tigrata, senza cicatrici, sorridente a lui e alla vita. Avrebbe potuto essere tutto così semplice. Ma le cose erano andate diversamente per entrambi.

Ci sono movimenti che possono darle particolarmente fastidio?” chiese.

Evita di fare movimenti bruschi e di accarezzarle la testa. Sono cose che con il tempo sarai tu a rendere tollerabili per la tua Devil. Vado qui fuori a fumare una sigaretta. Buon lavoro” e uscì dalla cella socchiudendo la porta.

Edward si sedette a terra. Sapeva che il miglior modo per avvicinare un cane impaurito era ignorarlo e guardare altrove. Tirò fuori il cellulare dalla tasca delle patatine e cominciò a cercare notizie sui pitbull, una razza di cui aveva sentito parlare solo in occasione di notizie di persone massacrate. Passò circa un quarto d’ora, poi Devil si alzò. Con la coda dell’occhio Edward la vide muovere un passo, poi un altro, e fermarsi. Si sentiva odore di fumo di sigaretta. Devil avanzò di nuovo, Edward continuò a far finta di leggere sul telefono, mentre sentiva il rumore delle unghie del cane sul pavimento di piastrelle. Poi quel rumore lasciò il posto a quello del respiro. Devil gli annusò l’orecchio, i capelli, la schiena. Passarono dieci minuti. Poi dalla bocca di Edward uscì un sommesso “ciao” e la sua mano le sfiorò il fianco ricucito. Devil si sedette. Le distanze si erano accorciate. Il corpo rattoppato di Devil faceva rumore a contatto con i sacchetti che formavano la giacca.

Quella sera, in camper, festeggiarono mangiando una patatina per uno della marca preferita di Edward e si addormentarono vicini, senza desideri.

II

I Kuomi e i loro cani seguivano ormai il serpente da molti passi e molte sorgenti. Nel buio di quella stretta strada senza bivi, avevano potuto raccontarsi molte cose sui loro cani, sulle loro vite, sul loro primo incontro con il buco dietro i televisori, che era l’ingresso nel tunnel. Julia aveva saputo che da molto tempo Antonio e Mary attentavano alla vita di sua madre. La fine di quella donna era indispensabile perché Julia e Argo potessero crescere insieme e scendere nel tunnel, aveva detto Antonio. Le cose sarebbero anche potute andare diversamente, lei e sua madre avrebbero potuto recarsi da uno psichiatra, ma arriva un momento in cui il tempo stringe e non si può più regalare e rimandare. Solo dentro il tunnel il tempo non faceva pressione su nessuno, perché per entrare ciascuno doveva aver già trovato sé stesso e l’altro nel proprio cane. A quel punto non c’erano più minuti, ore, mesi o anni, ma un eterno presente da vivere, costruire e decostruire passo dopo passo.

Mentre la comitiva procedeva con passo tranquillo, una specie di tremendo tuono rimbombò nell’aria. Crepe sempre più grandi cominciarono ad aprirsi sopra le teste dei Kuomi, che si paralizzarono. Il tunnel stava crollando sopra di loro. Si accucciarono a terra, con le code tra le gambe. Mentre loro si abbassavano, il serpente si sollevò fino a formare con il suo corpo un gigantesco arco che trattenne la frana. Con le sue pupille verticali puntò i piccoli esseri al suo seguito, che si rialzarono e passarono sotto il varco creato dal suo corpo viscido e lucido. Spike saltò fino a leccargli le narici. Quando tutti furono passati il serpente si riabbassò e strisciò veloce accanto a loro, mentre il passaggio si richiudeva avvolto nella polvere e nel frastuono.

Ernesto non c’è!” la voce di Julia risuonò diversa, come dispersa in uno spazio molto più ampio rispetto al tunnel.

Ernesto! Ernesto!” continuò a chiamare aiutata dagli altri, mentre i cani annusavano l’aria in cerca di tracce.

Deve essere rimasto dall’altra parte! E adesso cosa facciamo?” disse Antonio “Potrei provare a scalare queste pareti e cercare un passaggio che magari è rimasto aperto”. Non aveva ancora terminato di esporre la sua idea, che il dito puntato in alto di Mary richiamò i loro occhi sulla vetta della frana. Da sopra le rocce si mosse un braccio in cenno di saluto, seguito dal volto e dal busto di Ernesto, sorridente dietro la testa di un grande ragno peloso che scendeva con abilità il pendio pericolante creato dalla frana.

Ehi ragazzi, niente paura, ho trovato un passaggio. Questo ragno è un mezzo eccezionale, eccomi da voi!”

I Kuomi erano sottoterra, davanti ad una frana e dietro l’ignoto, scortati da due tra le creature ritenute più repellenti sulla terra, un ragno ed un serpente. E ridevano tutti, mentre Ernesto terminava la sua galoppata e i cani attendevano il ragno con le zampe anteriori piegate in avanti e il fondoschiena eretto in posizione di gioco.

III

Avanti, muoviti sporco negro! Anche voi adesso cominciate con le code di cane, come se non bastassero le malattie e il degrado che ci portate! Personalmente detesto tutti i cani, ma il tuo è particolarmente brutto e sudicio. Ci vorrebbe una bella polpettina, ma c’è qualcuno che non è d’accordo e io non mi sporco certo la fedina penale per voialtri. Ho famiglia io! Tu non sai neanche cosa sia una famiglia, e, se lo sai, l’hai abbandonata per farti una bella crociera in mare. Cammina, che siamo quasi arrivati e io me ne torno a lavoro, ad assicurare la gente per bene anche contro di voi, ladruncoli di merda!”

Julia sentì la voce provenire dal lato destro del tunnel. Sapeva che Argo sarebbe potuto scattare in direzione di essa abbaiando e, con un cenno degli occhi, lo fermò. Nessuno fermò Spike, che invece partì con il suo squillante avviso, mentre gli altri cani restarono immobili con le orecchie drizzate.

C’è qualcuno che sta giungendo alla nostra destra. Cel’ha con un nero e il suo cane. Ernesto, può essere una talpa che ha catturato un Kuomo?” chiese Julia

Sicuramente è così. Non preoccuparti, anche qualcuno alle nostre spalle si sta muovendo”

Attenzione, il serpente si alza! Fatima!” gridò Antonio, mentre il serpente li guardava come un cobra con le fiamme negli occhi. In un battito di ciglia, Fatima si tolse il velo dalla testa e lo lanciò verso i compagni stesi a terra. In volo il velo si ingrandì fino a ricadere per coprire perfettamente tutto il gruppo con il suo morbido tocco. Il serpente tirò fuori la lingua biforcuta strisciando velocemente in direzione della voce. Quando la punta della coda del grosso rettile ebbe sorpassato l’ultima parte del velo e dei suoi protetti, qualcosa agganciò il viscido corpo variopinto ed il velo scivolò via dai Kuomi e dai cani sdraiati, fino a lasciarli completamente scoperti. Fu allora che videro Fatima che con una mano abbracciava il serpente e con l’altra teneva il suo velo che si allontanava fluttuando leggero nell’aria. Per qualche battito di ciglia ogni immagine sparì e rimase solo il buio. Poi ci fu un grido e una fiammata illuminò il tunnel.

Fatima!” sussurrò con un filo di voce Julia.

La testa del serpente fece capolino e una gamba penzolò velocemente dalla sua bocca prima di scomparire del tutto alla vista dei Kuomi. Poi anche l’enorme rettile si allontanò nel tunnel e si perse nell’oscurità. I cani rimasero fermi. Ernesto fece segno di seguirlo agli altri Kuomi, che si incamminarono silenziosi dietro di lui. Svoltarono a destra e pochi passi avanti a loro scorsero il velo di Fatima disteso a terra. Qualcosa sotto di esso si mosse e fecero capolino due grandi occhi bianchi e il muso chiaro di un piccolo cane, o piuttosto così sembrava rispetto alle dimensioni degli altri cani nel tunnel. Dietro apparve il sorriso di Fatima.

Vi presento Alì e Tano!” disse, abbracciandoli sotto il velo.

Poi tutti e tre sparirono dietro Argo, Spike, Rocco, Paco e Nur, che avevano formato un cerchio intorno a loro e li annusavano attentamente scodinzolando.

IV

Ciao!” salutò Alì facendosi spazio tra le zampe di Argo. “Come state?”

Bene grazie”, “Tutto a posto”, “Bene, grazie” risposero i kuomi al di là dei cani.

Tu come stai piuttosto, sembra che quella Talpa non ti trattasse molto bene…” chiese Antonio.

Mio viaggio è stato molto lungo. Io vengo da Nigeria, ma entrato nel tunnel a Lampedusa, insieme a Tano. Ho

visto persone più cattive di Talpe, molto più cattive. Talpa sembrava gentile. Poi io fatto amicizia con Tano. Dopo un po’ di tempo io visto spuntare coda di Tano su di me e ho detto Talpa, perché io mi fidavo di lui. Allora suo viso cambiato e mi ha portato via e Tano ci ha seguiti. Io non so dove sono e dove Talpa voleva portare me”.

Benvenuto nel Tunnel e benvenuto tra i Kuomi!” disse Ernesto con un sorriso e a braccia aperte. “Per prima cosa, per una questione di parità, dobbiamo dare a Tano la posizione che gli spetta. Sai perché i nostri cani sono così grandi? Perché sono passati da piccoli buchi nel muro, mentre tu sei stato condotto da una Talpa, che non conosce certe stranezze. Vediamo di recuperare. Facciamo il saltimbocca. Sono sicuro che dopo essere arrivato fin qua dalla Nigeria non ti spaventerà certo entrare tra le fauci del cane che ti ha amato e seguito fin qui. Giusto?”

Cosa devo fare?”

Mettere la tua testa sotto quella di Tano e chiedergli di portarti con te. Tutto qua” e Ernesto si sedette a terra.

Alì non esitò e fece come gli era stato detto con disinvoltura. Tano crebbe improvvisamente e i suoi denti si chiusero su Alì, che fu risputato poco dopo.

Sarebbe bello se tutti cani di Lampedusa diventassero così grandi!” disse Alì guardando il suo Tano e sognando chissà cosa.

Ti occupavi dei cani del canile?” chiese Julia.

Si. Sono stato un anno su isola. Quando sono arrivato mi sono sentito subito vicino a loro. Hanno bisogno di tutto, cibo, casa, amore, come me e i miei compagni che fuggono da Nigeria. Quando stavo con loro mi sentivo forte e felice di aiutarli. Io ero come loro e speravo sempre di incontrare gentilezza. Ma quando stavo con i cani sentivo che potevo anche fare qualcosa per qualcuno. Io non ero unico ad avere bisogno. Altri avevano bisogno di me e mi dicevano grazie con occhi. E allora io pensavo a mia madre e ero felice perché sapevo che poteva essere orgogliosa di me”.

Cosa quello che tu hai dietro spalle?”chiese Fatima

Balafon. Io riuscito a portare questo Balafon da Nigeria fino qui. Serve per suonare. Ascolta” e Alì si tolse dalle spalle lo strumento, lo posò a terra e, impugnate due bacchette, cominciò a batterle sulle fasce di legno di varie misure, legate a scalare su una struttura a cui erano appese alcune zucche.

È simile al nostro xilofono! Che suono incantevole!” disse Julia

E che ritmo!!” sottolineò Ernesto dimenandosi davanti a Mary per invitarla a ballare.

Io suono il pianoforte. Se torneremo a casa dobbiamo suonare qualcosa insieme!” disse Julia

Mia mamma suona il santur. Questo momento mi riporta da lei e da mio paese!”

I suoni vibravano nell’aria, dispersi nel Tunnel dall’alito del Serpente. Una sorgente si aprì ed il suo scrosciare si unì armonicamente al Balafon e alla danza cui esso aveva dato vita.

V

Dov’è l’uscita da questo posto?” chiese Alì quando ebbe finito di mangiare un piatto di riso e verdure apparso nell’incavo di una roccia.

Stiamo andando a cercare due Kuomi: Gianni e Orlando. Solo quando li avremo trovati potremo trovare il modo di uscire dal tunnel tutti insieme” spiegò Ernesto.

È fantastico camminare in mezzo a cani che sono più grandi di elefanti!” disse Alì guardando entusiasta le bestie da cui era circondato e confrontandole con i piccoli Kuomi.

I cani e tutta la natura ci ricordano chi siamo, dove siamo, tutti parte della terra di cui siamo circondati. Sono più grandi perché sono le nostre guide nel tunnel, guide alla comunicazione, alla comprensione e alla collaborazione” disse Ernesto

In lontananza si accese una luce e delle voci lontane seguite da un’eco risuonarono nel tunnel. Alì si sedette con la coda tra le gambe, imitato da Tano. La luce avanzava insieme alle voci. Istintivamente Julia appoggiò una mano sulla spalla di Alì e la sua pelle divenne nera. Gli altri Kuomi si legarono a loro come una catena e tutti diventarono neri. Mimetizzati nel buio, attesero il lento avanzare della luce con gli occhi bianchi spalancati come fari antinebbia.

Ernesto, pensi che potrò diventare nera toccando Alì anche quando torneremo a casa? Così al mare non dovrei darmi la crema protezione cinquanta!” chiese sottovoce Julia-

Solo finchè saremo nel Tunnel potremo scambiarci delle caratteristiche. Quando torneremo rimarranno esperienze della nostra mente” rispose Ernesto.

La luce li investì con un brulichio di una miriade di voci e rumori indefiniti. I cani abbaiarono forte sopra tutto. Poi ci fu silenzio. I Kuomi riaprirono lentamente gli occhi che avevano chiuso nel momento in cui erano stati investiti dalla luce. Non c’era più il tunnel, ma una alta e larga galleria ricoperta di vetrate. Ai lati, delle enormi colonne d’oro sembravano sorreggere quella delicata struttura. Ad un certo punto la galleria si apriva e formava una specie di piazza su cui si aprivano molte vetrine di negozi. I Kuomi si alzarono e si guardarono. Erano rimasti tutti con la pelle nera. Mary iniziò a correre e sparì dentro una delle vetrine.

Una galleria per lo shopping! Deserta, a quanto pare. Ma chi l’ha costruita qua sotto?” chiese Julia, intimamente dispiaciuta della scomparsa del tunnel, un luogo dove si erano raccontate storie, si era riso e conosciuto il serpente da molto vicino, dove erano stati in cerca senza ansia, dove la terra offriva cibo spontaneamente e le fonti dissetavano e rinfrescavano i sensi.

Le Talpe. Il percorso per accompagnare i Kuomi nel nascondiglio era troppo lungo e noioso per loro. Avevano bisogno di cambiarsi d’abito, di guardare vetrine, di farsi selfie nella luce, davanti agli specchi. Ma, come potete vedere, è rimasto quasi tutto integro e deserto. I negozi sono pieni di roba e le Talpe pietrificate o mangiate dal Serpente” rispose Ernesto sereno. Intanto Mary era uscita dal negozio e indossava un lungo vestito rosso ricoperto di strass. Mostrava la piccola coscia attraverso l’ampio spacco della gonna. Si mise a ballare intorno alla piazza. I cani si accucciarono al centro.

Anche se qui più nessuno, pubblicità funziona ancora” disse Fatima indicando uno schermo gigante appeso aad una vetrata, sul quale sfilavano bionde ragazze in costume. Poi lanciò uno sguardo furtivo e intrigante ai suoi compagni e si infilò in un negozio di parrucche e accessori per capelli. Nur, il suo cane, si sedette impettita in mezzo alla piazza, che sembrò per un attimo offuscata dalla sua gigante ombra nera. Fatima uscì dopo poco, indossando dei capelli biondo platino, riccioli e lunghi fino al fondoschiena, che incorniciavano il suo volto nero come la pece.

Come sto?” Nur le andò incontro e la leccò sul naso.

A Luce piaci sicuramente!” rispose Antonio.

Fatima balzò in groppa al suo cane, che si impennò come un cavallo sulle due zampe posteriori ed ululò, mentre la sua amazzone istintivamente alzò il braccio destro come avesse avuto una lancia e richiamasse i soldati alla battaglia. Poi cadde a terra.

È svenuta!” disse Julia che era accorsa accanto a lei.

Gettatele il velo addosso” disse Ernesto “È solo un po’ stordita”.

Julia sciolse il velo che Fatima si era legata in vita e lo fece cadere sul suo volto. Fatima riaprì gli occhi. “Devo vedere i miei capelli neri”disse e una lacrima le rigò la bella pelle nera. Allungò la mano e tirò via la parrucca bionda. Una cascata di morbidi capelli neri sciacquò il suo viso, che ritornò olivastro.

Alì!” chiamò. “Pelle nera tuo prezioso dono, parrucca bionda mandata da pubblicità. Cose diverse. Dai mano per favore”

Alì toccò la spalla di Fatima, il cui volto tornò nero e luminoso.

Voglio stare con te Alì, fuori di questa galleria troppo grande”

Sei una guerriera, puoi scegliere di fare e di essere ciò che vuoi. Nur è il tuo destriero. Non ricordi prima della caduta? Tu e lei avete chiamato alla battaglia!” disse Ernesto.

E i suoi occhi brillarono più delle vetrate da cui erano circondati.

VI

Mary intanto si era cambiata. Aveva indossato un paio di pantaloni fioriti a zampa di elefante e un paio di scarpe con un tacco di almeno 10 centimetri e continuava a ballare come ipnotizzata. Ernesto e Julia erano rimasti accanto a Fatima e si guardavano attorno. I cani avevano sete. Tutti avevano gli occhi semichiusi per la luce quasi abbagliante. Il silenzio aveva un suo strano suono sulle cui note danzavano instancabili i piedi di Mary. Le orecchie di Julia ruotarono all’indietro e i suoi occhi, seguendole, videro qualcosa muoversi velocemente lungo le scale all’interno di una vetrata, seguito da Tano. Doveva essere sicuramente Alì, ma sembrava la pallina di un flipper.

Alì è davvero agilissimo. Ha imparato nella sua terra a correre così” intervenne Ernesto alle sue spalle.

Ma cosa cerca?” chiese Julia.

Esplora” rispose Ernesto.

Un abbaio di Rocco richiamò la loro attenzione sul lato opposto, dove videro Antonio dietro ad una vetrina che giocava ad una slot machine, attorniato da insegne intermittenti al neon. Rocco aveva aspettato un po’ il suo ritorno, ma poi aveva dato l’allarme. Julia, Ernesto e Fatima si avvicinarono a Rocco e bussarono forte al vetro spesso della vetrina, sulla quale non si aprivano porte. Ma Antonio era troppo preso dal gioco e non gli prestò attenzione.

. “Cerchiamo prima di recuperare Alì e intanto pensiamo a come accedere alla sala delle slot machine!” disse Ernesto.

Possiamo mandare Argo a recuperarlo. L’esperienza di pastore dentro un centro commerciale gli manca” propose Julia.

D’accordo. Noi aspetteremo qui”

Argo, porta Alì!” ordinò Julia e il suo ibrido partì al galoppo.

I riflessi delle vetrate si specchiavano sul suo manto dorato e illuminavano la sua andatura lupina come gli schizzi di un torrente di montagna. Poi Julia, Ernesto e Fatima non videro più nessuno. Non sapevano quanto si sviluppasse quello spazio all’interno e si sedettero ad aspettare. Julia avvertì un giramento di testa e un ronzio. Questo poteva essere il luogo adatto per Panico. Le mancavano Argo, la traiettoria dritta del tunnel, le barzellette di Ernesto e le storie di tutti. Le sembrò che la galleria cominciasse a girare e si tenne stretta a Fatima.

Stai bene Julia?” le chiese la sua compagna. Il suo sorriso fermò la giostra. Come se sapessero cosa fare, Nur, Spike, Rocco e Paco le si avvicinarono. Julia afferrò una zampa e un Flusso speciale la attraversò.

Arriverà un giorno in cui il contenuto di quelle bottigliette farà la muffa, perché nessuno ne avrà più bisogno. Guardate là in fondo: alambicchi d’altri tempi!” disse Ernesto indicando la croce verde di una farmacia.

Vado a vedere” disse Julia e si diresse verso di essa. La vetrina era piena di confezioni di tranquillanti, antidepressivi, sonniferi. Fu in quel momento che ebbe la precisa percezione del senso di quella galleria. Non la galleria con i migliori negozi di una grande città, ma una galleria d’arte : il museo di un tempo che fu.

VII

L’abbaio gioioso di Spike ruppe il silenzio rumoroso della galleria. Argo spuntò sorridendo da una vetrina e si fermò al lato della soglia, dalla quale spuntarono Alì a torso nudo, che sorreggeva un grosso pittbull tigrato ansimante, e Tano, che portava sul dorso un ragazzo vestito di toppe morto o addormentato.

A quanto pare Argo ha trovato altre due pecore!” osservò pacatamente Ernesto.

Scusatemi, mi sono perso in scale” disse Alì avvicinandosi ai Kuomi e lasciando che il pitbull si accasciasse al suolo stremato. “Era divertente correre liberi in questo strano posto pieno di cose. Ma divertimento finiva presto. Tano era stanco e io volevo parlare con qualcuno, ma non c’era nessuno. Ho chiamato, ma nessuno ha risposto. Vedevo solo scarpe e abiti, i piedi facevano male e era così caldo che l’aria mancava. Ho tolto scarpe e maglietta e ho corso più veloce. Volevo tornare da voi, nel Tunnel a chiacchierare con voi e a suonare il Balafon per ballare insieme. Continuavo a cercare uscita, ma io non la trovavo. In fondo ad una scala però ho trovato un ragazzo svenuto. Suo cane respirava male, aveva sete. Là dentro ci sono tante cose, ma non c’è acqua. Allora ho parlato all’orecchio del ragazzo e ho detto che lo portavo in salvo nel Tunnel, dove sono fonti fresche e buoni amici. E poi ho visto arrivare Argo e lui ci ha mostrato la strada”.

Questo ragazzo e il pitbull devono essere arrivati qui senza una guida. Non è un percorso facile da affrontare da soli. Per fortuna ha incontrato te e Tano. Adesso dobbiamo dargli da bere “ disse Ernesto.

Qui non c’è traccia d’acqua e Antonio è sempre rinchiuso nella sala giochi” intervenne Julia.

Non c’è da aspettare. Sfonderemo la vetrina e i cani ci guideranno verso il Tunnel. Prendo in prestito Rocco. Voi pensate al ragazzo svenuto e a Mary!” disse Ernesto e, afferrata la coda del grosso cane bianco, si issò fino alla sua groppa, spronandolo al galoppo verso la vetrina dove era rinchiuso Antonio. Durante la corsa afferrò il tridente del Nettuno posto al centro di quella che avrebbe dovuto essere una fontana e lo puntò dritto verso la vetrina. Il rumore del vetro infranto invase la galleria. Ernesto riuscì ad afferrare Antonio e a posizionarlo accanto a sé sopra Rocco che fece in tempo ad uscire prima che le vetrate frantumate lo tagliassero in due. Mentre raggiungevano il resto del gruppo, sentirono alle loro spalle le grida del serpente che era riapparso improvvisamente e sanguinava per la ferita provocatagli da un vetro vicino all’occhio.

Scappate!” gridò Ernesto ai Kuomi.

Fatima caricò su Nur Mary, che continuava a muovere i piedi nella loro inarrestabile danza. Il serpente infuriato avvolse le colonne d’oro con la sua possente coda, riducendole in frantumi. La galleria stava crollando pezzo dopo pezzo, trascinandosi dietro insieme le scarpe consumate e sporche di Alì e quelle nuove e splendenti dei negozi. Il serpente infuriato e sanguinante inseguiva i Kuomi.

VIII

Inseguito dai cristalli che precipitavano a terra come pugnali, il gruppo dei Kuomi riuscì ad infilarsi in una stretta apertura buia verso la quale Argo li aveva indirizzati. Erano rientrati nel tunnel, in salvo dal crollo della galleria, ma non dal serpente. Gli schizzi di sangue provenienti dal suo occhio ferito raggiungevano i Kuomi e i loro cani, che cominciavano a rallentare la corsa per la stanchezza. La pitbull tigrata si accasciò a terra, rassegnata a diventare preda del grande rettile. Alì arrestò la sua agile corsa e si arrampicò sopra di lei. Tirò fuori il Balafon e cominciò a suonarlo osservando la bocca spalancata del serpente che si avvicinava ruggendo. I tasti risuonarono gioiosi al tocco delle bacchette, amplificati dal corpo della pitbull distesa. Richiamati dalla musica, gli altri Kuomi si voltarono e si trovarono di fronte ad un spettacolo meraviglioso. Lo sguardo dolce del serpente sorgeva lentamente dietro il sangue che magicamente evaporava, lasciandosi dietro, come una scia, una ferita chiusa. Il suo corpo sinuoso ondeggiava elegante, mentre la sua pelle cominciava a squamarsi e a cadere. Apparve una fonte dove i colori trasparenti della pelle caduta del serpente si riflettevano, facendone un arcobaleno in continua trasformazione. Tutti bevvero e Fatima usò il suo velo come una ciotola per portare l’acqua alla pitbull, che, dopo essersi dissetata, le lavò la faccia con la lingua in segno di ringraziamento.

Il serpente si stagliava alto su di loro, ricoperto dei colori ancora più splendidi della sua nuova pelle.

Il tuo strumento ci ha salvato”disse Ernesto rivolgendosi ad Alì.

Deriva da sacro balafon Sosso Bala, suonato da re Sosso Sumanguru Kantè, moltissimi anni fa. Balafon aiutava re a tenere potere ed era simbolo di unione e libertà di popolo mandinka. Oggi noi abbiamo tenuto potere su serpente, siamo uniti e liberi nel tunnel!” disse Alì sorridendo ai suoi amici.

Balafon era anche strumento dei griot di Africa Occidentale” continuò.

I griot di cui parla Alì sono dei cantastorie”specificò Ernesto “Perché noi ora non cantiamo la nostra storia?”

Julia ricordò la filastrocca che le cantava la nonna nella Regione di Talla. Si sedette davanti ad Edward, che nel frattempo aveva ripreso coscienza e sorrideva, e cominciò a cantare.

Questa è la storia del serpente, che viene giù dal monte, per ritrovare la sua coda, che aveva perso un dì. Sei proprio tu quel pezzettin del mio codin?”

Si si, sono io il pezzettino che mancava. Siete il porto della mia fuga, e io vi dono una pittbul ex lottatrice e degli abiti fatti di avanzi. Mi chiamo Edward e lei Devil. Forse il suo nome era profetico, dato che poco dopo averla conosciuta e aver stretto un patto con lei, mi sono trovato sputato sotto terra. Un ometto era venuto ad aggiustarmi il televisore del camper e non voleva credere che la mia pitbull fosse buona fintanto non mi sono chinato sotto la sua testa e le ho chiesto di portarmi con lei” spiegò Edward.

Settimo!” gridò Julia.

Si, l’ometto si chiamava proprio così” rispose Edward

È il marito di Elisa, la nostra mamma e la nostra guardiana” sorrise Julia “Pensavi di essere sceso all’inferno, invece Devil ti ha portato da noi, dal serpente, nel tunnel, sulla strada verso Gianni e Orlando!”

E perché?”

Perché hai una giacca fatta di sacchetti di patatine, dei pantaloni pieni di toppe e un dolcissimo cane ex combattente. Guardati, hai pure la coda!”

Edward portò la sua mano in basso dietro la schiena e toccò quella specie di sciabola che doveva essere la sua coda.

Volevo tanto avere un cane, non diventarlo. Ma devo dire che non mi dispiace affatto. Non avevo mai pensato che potesse essere possibile una cosa del genere.”

Caro Kuomo Edward, benvenuto nel Paradiso di Devil!” esultò Julia, e tutti si misero a ridere.

Per un attimo anche il serpente sembrò stringere e dilatare la sua bocca ed i suoi occhi, come in un gioco di specchi.

IX

Chi sono Gianni e Orlando?” chiese Edward mentre camminava al fianco di Fatima e Julia sgranocchiando le ultime patatine di un sacchetto trovato pochi passi prima in una rientranza del tunnel.

Sono due Kuomi. Per quanto ne so, Gianni conosce molto bene questo posto e, quando lo troveremo, avrà da svelarci qualcosa. Orlando era un mio compagno di scuola. Sparì diversi anni fa e pare si trovi da qualche parte qua sotto. Non vedo l’ora di rivederlo. Era un ragazzo in gamba, diceva sempre quello che pensava, a chiunque. Non temeva ritorsioni o ricatti da parte dei professori. Una cosa che ricordo con particolare emozione è che si alzava in piedi anche quando ad entrare in classe erano i custodi invece dei professori. Diceva che era ingiusto non mostrare loro lo stesso rispetto. Noi compagni decidemmo di imitarlo e da quel giorno il professore di matematica cominciò a tenerlo sempre sott’occhio, finchè riuscì ad espellerlo dalla scuola per via di certi polli allo spiedo di cui il professore andava ghiotto. Da allora non lo abbiamo più visto. Si spense una luce. Mancava un solo anno all’esame di maturità, ma io avevo già deciso che avrei fatto il vigile urbano, come piaceva a mia mamma. Sparita la luce diffusa da Orlando, lei tornò ad essere il mio semaforo, rosso, arancione, o verde. Almeno, diventando vigilessa, potevo sperare che sarei stata così brava a controllare, da non permettere che sparisse più nessuno” raccontò Julia e istintivamente abbracciò Fatima.

Nel tunnel non ci sono semafori e si riaccendono luci. Dobbiamo riaccendere la luce di Orlando”.

Julia aveva appena finito di pronunciare queste parole, che i cani cominciarono ad annusare l’aria in maniera insistente e a sbavare dalla bocca ansimando. Spike iniziò a grattarsi freneticamente il collo con la zampa posteriore, i pastori fecero un abbaio. Ernesto guardò gli altri Kuomi con occhi sbarrati che parlavano di disperazione, ai quali risposero gli occhi degli altri. Argo guardò Julia, sbadigliò e si leccò due o tre volte il naso.

I cani hanno fiutato adrenalina. Elisa è in pericolo. Dobbiamo raggiungere in fretta Gianni e collegare il Tunnel al mondo esterno. Non siamo lontani. Calmate i cani, camminate lentamente continuando a parlare come se niente fosse, sbadigliando ogni tanto. Non possiamo fermarci per nessun motivo. Le Talpe stanno portando via tutti i cani di Elisa, e i nostri lo sentono. Tirate fuori tutta la vostra kuomità, siate cani nei movimenti e uomini nella consapevolezza che portare a termine questa missione è responsabilità vostra, come lo è il benessere dei vostri cani. Pochi passi ancora e Gianni ci aprirà la porta”.

X

Passarono interminabili passi lenti. Poi un muro fermò quelli di Ernesto, e poco a poco quelli di tutti i suoi compagni di viaggio. Sul muro di pietra era incisa a mano una scritta

Qui riposa Buio rimasto in lunga e paziente attesa di fare qualcosa per gli uomini

Sembra lapide di tomba” osservò Fatima.

In effetti sono passati troppi anni da quando Orlando e il suo cane sono spariti, ma non so perché io ero convinta di trovare Buio ancora in vita. Si chiamava così il cane di Orlando” aggiunse spaesata Julia.

Buio avrà sicuramente percepito che il suo compagno umano cercava un modo per uscire dal tunnel e sperava di poter essere con lui in quel momento” disse Ernesto

Potrebbero averlo ucciso le Talpe?” chiese Antonio accarezzando Rocco.

No, le Talpe non uccidono mai. Scavano solo la fossa. Ma in questo caso credo proprio sia stato lo stesso Orlando a seppellire Buio. E tutto ciò che sta dietro questo muro è il suo sepolcro” disse Ernesto.

I cani si sedettero con lo sguardo puntato sul muro su cui era incisa la scritta e Mary a fianco a loro. Storsero leggermente la testa da un lato ed il muro cominciò ad alzarsi, come un sipario, su un enorme spazio illuminato da torce. Lungo l’enorme parete di fondo a semicerchio, si susseguivano schermi, corredati di tastiere, joystick, mouse, oculus e vive, le maschere per la realtà virtuale.

Mentre i Kuomi osservavano increduli quell’ ambiente inaspettato, un ululato richiamò la loro attenzione, seguito da un secondo e poi un terzo. Videro un grosso lupo seduto su una torretta di pietre. Altri ululati risposero dagli schermi accesisi improvvisamente, mostrando immagini di cani di ogni tipo.

Carcarodonto!” esultò Julia

Benearrivati!” li salutò una voce calda e accogliente. L’ululato cessò e la coda del grosso lupo cecoslovacco sbandierò dolcemente.

Gianni!” esclamò Julia al limite della commozione correndogli incontro. Gianni l’abbracciò. Poi abbracciò Ernesto e , uno dopo l’altro, tutti i Kuomi. I cani sorridevano.

Poi una figura scura apparve su uno schermo in fondo alla sala. Sollevò un braccio e la sua mano uscì dallo schermo per salutare.

Salve ragazzi, io sono Orlando! Mi hanno portato qui le Talpe un bel giorno di primavera. Sono stato a lungo seduto davanti a questi schermi e, seduto vicino a me, c’è stato Buio, che mi ha tenuto in vita. Poi sono arrivati Gianni, Carcarodonto, Tin, Io, Arsen e Velluto. E io sono entrato nei computer. Ma posso uscire quando voglio, naturalmente, tutto grazie a Tin. Eccomi!” e alla mano che aveva salutato, fecero seguito il braccio, la testa, il busto, le gambe ed infine i piedi di Orlando, che in un baleno fu fuori dallo schermo. Era completamente ricoperto da una guaina nera, dalla quale spuntavano solo gli occhi.

Buio mi seguiva dentro il computer e aspettava il momento di giocare, come tutti i cani. Ma il gioco non era ancora pronto e Buio non ha potuto attendere più di diciotto anni. L’ho sepolto in questa torretta” e dicendo queste parole si avvicinò alla torretta di pietra dove stava seduto Carcarodonto.

Da qui potrà vedere quello che accadrà”.

Posò delicatamente una mano sulle pietre e abbassò la testa. Fu in quel momento che i Kuomi appena arrivati videro che la sua coda era una protesi robot. Rimasero in silenzio.

Vieni Alba!” chiamò Orlando e da uno schermo si materializzò un piccolo cane robot che correndo a bocca aperta lo raggiunse scodinzolando. I cani mugolarono.

In questi anni di attesa io e Gianni abbiamo progettato Alba, la mia nuova compagna, ispirandoci a Buio. Abbiamo cercato di renderla più simile possibile a lui nel modo di rispondere, di guardare e di sentire. E la mia coda robot mi ha aiutato a sentirmi robot. Sono uomo, cane, robot, personaggio virtuale. Vivo in più corpi e in più dimensioni. Ho scelto questa tuta nera per sentirmi neutro, base su cui colorare ciò che voglio e ciò che è diverso da me, per sentirlo.”

E a questo proposito, direi che è giunto il momento che anche voi scegliate il vostro costume per entrare in scena!” disse Gianni, rivolgendosi ai Kuomi appena arrivati e ignari di essere prossimi a partire per un nuovo viaggio e per un nuovo gioco.

XI

Voglio prima presentarvi Arsen, Tin e i loro cani Velluto e Io” disse Gianni, indicando un uomo alto con lunghi capelli neri ondulati e una coda variopinta che sedeva vicino ad un ragazzino minuto con gli occhiali e la coda liscia e bianca.

Io e Settimo, il marito di Elisa, siamo andati personalmente a chiamarli, perché avevamo bisogno del loro aiuto. Arsen viene dall’Armenia ed ha partecipato alla Rivoluzione di Velluto, una rivoluzione non violenta e senza morti, che ha condotto il vecchio Presidente a dare le dimissioni e a lasciare il suo posto con rassegnazione. Gli armeni hanno occupato i palazzi governativi delle città, hanno isolato la capitale, mettendo di traverso trecento macchine sulle autostrade, bloccando i binari dei treni e del metrò, andando a piedi. Persino i piloti d’aereo si sono uniti alla protesta, resistendo fin quando i corrotti e i ladri non se ne sono andati. Arsen ci porta l’esempio della possibilità pacifica di cambiare le cose”. Velluto era un meticcio tricolore e stava disteso ai piedi di Arsen , morbido come un tappeto adagiato a terra.

I Kuomi si guardarono e si capirono. Ci fu silenzio dopo le parole di Gianni.

Forse, quando tornerai, non ci sarà più bisogno del nostro mestiere. Mi dicesti questo prima di andartene da Firenze. Immagino la nostra città bloccata da un traffico a motori spenti e la gente fuori dagli abitacoli in cammino verso una meta comune, chiacchierando e giocando come abbiamo fatto noi nel tunnel” disse Julia.

I vigili forse non servirebbero, ma il carro attrezzi di sicuro!” osservò Antonio sorridendo.

Certo, il carro attrezzi potrebbe far fare un giro di giostra a un bambino amante dei camion e delle macchine! Ricordo l’emozione di quella volta che la macchina della mamma si fermò in autostrada e il grosso camion del soccorso stradale ci riportò a casa!”rispose Gianni

Noi qui per cambiare qualcosa, capito. Ma cosa? e come?” si fece avanti Alì.

Tin ci aiuterà. Gli abbiamo donato questa flotta di computer di cui si erano dotate le Talpe ed in breve tempo è riuscito a fare entrare me e Orlando dentro gli schermi insieme ai nostri cani, rendendoci personaggi virtuali. Tin è autistico e non parla molto. È un genio del computer. È grazie a lui che tutti voi potrete diventare personaggi meravigliosi ed entrare negli schermi e nei cuori di milioni di persone in tutto il mondo”.

Nei cuori di milioni di persone in tutto il mondo” ripetè Tin, senza che le sue parole lasciassero trapelare la gioia di Gianni o altri sentimenti. E si sedette davanti ad uno schermo, voltando le spalle ai nuovi arrivati. “Nei cuori di milioni di persone in tutto il mondo” ripetè.

Tin programma e controlla tutti i computer che Settimo è riuscito a collegare a questa rete” specificò Arsen, che aveva una voce profonda, lenta e morbida.

Attraverso Io, il suo cane, riusciamo meglio a capire ciò che prova”.

Poi Arsen posò una mano sulla spalla di Tin e gli chiese dolcemente se voleva presentarsi ai nuovi Kuomi. Ti cominciò a muovere il busto dondolandosi avanti e indietro e parlò.

Tu fa entrare Kuomi e cani nello schermo, Tu qualche volta entra insieme a loro. Tu e Io entrano insieme, perché Tu ed Io siamo una sola cosa”.

Tin usa Tu per indicare sé stesso” spiegò Arsen. Poi chiamò Velluto e insieme scomparvero.

Ricomparvero uno sbadiglio dopo su tutti gli schermi, Arsen avvolto in una tunica bianca con i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo, Velluto col manto vaporoso e lucente sul quale spiccavano alcune trecce bianche. La voce morbia di Arsen parlò.

Siamo pronti a scrivere la nostra storia!”

Tin ripetè .

Siamo pronti a scrivere la nostra storia”

Diversa da quella che volevano scrivere le Talpe” continuò Arsen.

Diversa da quella che volevano scrivere la Talpe” ripetè Tin.

Che storia volevano scrivere le Talpe?” chiese Julia rivolgendosi a Gianni e Orlando.

XII

Le Talpe pensavano di portare in questo posto tutti i Kuomi che riuscivano a trovare. Per fortuna io, Ernesto ed Elisa, con l’aiuto di altri Kuomi, abbiamo fiutato quasi subito le loro intenzioni. I cani ci hanno insegnato a leggere i più piccoli movimenti del volto e qualsiasi sottilissimo cambiamento dei gesti e dei comportamenti, a fiutare l’adrenalina che una persona emana quando ha paura o è in tensione per qualcosa. I cani sono rapidissimi lettori di tutto ciò che li circonda e lo fanno con gli occhi, come noi, ma molto di più con l’odorato e con l’udito, due sensi che hanno enormemente più sviluppati di noi. Annusano la bontà e le cattive intenzioni prima di noi. Noi Kuomi abbiamo acquisito da loro queste capacità, unendovi le intelligenze umane sicuramente più raffinate nelle deduzioni, nell’elaborazione delle emozioni, nelle attività pratiche. Unendoci ai cani e grazie al loro contatto possiamo inoltre drogarci con l’ossitocina, creando un flusso continuo di benessere e forza che circola dai piedi alla testa dei nostri corpi. Per noi non è dunque stato difficile scoprire le Talpe.

Abbiamo trovato Orlando e Settimo legati davanti agli schermi. Potevano muovere solo le mani e scegliere di giocare ad uno dei videogame di un menù stabilito dalle Talpe” raccontò Gianni.

Mentre giocavamo ai lati dello schermo apparivano pubblicità di ogni genere. Mi facevano male gli occhi e la testa mi pesava, ma non potevo smettere. Le immagini pubblicitarie avanzavano bellissime nei loro colori e nelle loro musiche, avvolte in striscioni con scritto Occasione imperdibile, Sottocosto, 80% in meno, Last chance. Erano delle tentazioni terribili, lo scopo era portarti alla follia, alla perdita totale di controllo sulla propria mente. Eravamo legati come Ulisse davanti alle Sirene, solo che né io, né Settimo avevamo voluto essere legati e assistere a queste visioni. Buio mi è sempre rimasto a fianco, ma io non potevo accarezzarlo perché le mie mani erano legate. Lui lo sapeva e mi si sdraiava sui piedi per tenermi e proteggermi. Settimo è stato condotto qui senza il suo cane, che è morto una settimana dopo la sparizione del suo compagno. Quando Gianni e Ernesto ci hanno trovato e gli hanno dato la notizia, il suo equilibrio ha finito per cedere. Disse che niente poteva fare più male del dolore che aveva dentro, ma che lavorare duramente ogni giorno senza pensare sarebbe stato l’unico rimedio possibile. Così io rimasi qui a portare avanti il progetto di Gianni, mentre Settimo iniziò a girare il mondo spacciandosi per un tecnico e modificando le prese di computer e televisioni. Le sta collegando tutte a questa centrale” continuò Orlando.

Kuomi e cani ascoltavano in silenzio.

Poi Edward incrociò le braccia e i sacchetti di patatine scricchiolarono.

Immagino che ora sapremo qual è il progetto di Gianni” disse.

E Gianni parlò di nuovo.

XIII

Tutti voi sarete i personaggi di un gioco virtuale. Apparirete all’improvviso sugli schermi dei computer, delle televisioni o delle playstation di tutte le case che Settimo è riuscito a collegare a questa centrale. Vi presenterete come dei combattenti e colui che interagirà con voi potrà scegliere di farvi competere con chi desidera, mostri fantastici, incubi, professori poco amati, vicini di casa arroganti e maleducati, pirati della strada, assassini. I Kuomi potranno però affrontare il nemico soltanto con le parole o una forza protettiva. Il che significa che potranno usare la loro forza solo per evitare azioni che mettano in pericolo la loro vita, quella del loro cane o di chiunque altro, compresa quella del nemico stesso. Altrettanto varrà per i cani dei Kuomi” spiegò Gianni.

Questo videogioco porterà ad un mondo dove non ci sarà più bisogno di vigili ed ipercontrollo?” chiese Julia.

Le certezze le lasciamo alle Talpe. Ma io penso che sia possibile” rispose Gianni dolcemente.

Tutti noi, ognuno a suo modo, abbiamo sperimentato quanto odio e incomprensione viaggiano liberi nel mondo. Facendo il vigile urbano ho visto ogni giorno la rabbia degli uomini materializzarsi in aggressività verso il primo essere che capita vicino, più spesso verso i più piccoli e indifesi. Alcuni di voi hanno vissuto in prima persona la violenza fisica o psicologica come punizione per essere stati diversi da parte di chi non sapeva di cosa aveva bisogno e di cosa soffriva. Come sapete sono molti anni che Orlando è qua sotto e che io entro ed esco dal tunnel. Abbiamo lavorato moltissimo durante questo tempo. Tin è stato relativamente veloce a capire come far entrare negli schermi personaggi in carne ed ossa e renderli manovrabili da giocatori esterni. Io e Orlando abbiamo faticato un po’ di più a studiare informatica e neuroscienze. Ci siamo documentati, abbiamo letto moltissimo. Abbiamo scoperto la possibilità per la realtà virtuale di essere un valido aiuto a combattere i pregiudizi e a cambiare lo stato d’animo delle persone. E a questo punto abbiamo due armi molto potenti, seppur apparentemente lontane: il videogioco ed i cani. Daremo la possibilità agli “user” di controllare un avatar kuomo . Quando muoveranno la testa, l’avatar Kuomo muoverà la sua in sincrono, e così per tutti i movimenti. Una volta che gli user si saranno resi conto di avere il controllo sul corpo dell’avatar scatterà il meccanismo di riconoscimento e l’user si sentirà Kuomo con il suo cane. Questo riconoscimento dovrebbe prolungarsi poi al di fuori del videogioco, nella vita reale. Ognuno di voi avrà un costume per entrare nel gioco. Dobbiamo celebrare la bellezza e la forza che è in ognuno di voi. Mary ! puoi avvicinarti per favore?”

E Mary si avvicinò, insieme a Rocco.

 

signature
1 Response
  • Antonio Libonati
    Maggio 14, 2020

    Grande artista seicentesco già incontrato pochissimi giorni fa. La scena rappresentata è tra i racconti più noti dell’Antico Testamento. Solo un anno fa, un grande contributo popolare e diverse donazioni hanno permesso alla National Gallery di acquisire questa grande opera per 22 milioni di sterline e salvarla dall’esportazione. Ma è avvenuto in Inghilterra, mica qui in Italia…

Dimmi cosa ne pensi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *