Sono giorni che provo una strana malinconia, inizia il countdown per il Natale, ma non ne sento affatto la magia. Forse perchè non credo più a Babbo Natale. Questi due anni che hanno trasformato il mondo, hanno provocato enormi, inguaribili ferite in tutti noi e non hanno prodotto altrettanti unguenti per lenirle.
Ma io ho un antidoto, tenere accanto al cuore la foto di mia sorella che non ho mai conosciuto perchè mi ha lasciato il suo posto, e la brillantina Linetti, quella con cui si “impomatava” i capelli mio nonno Avo. Se chiudo gli occhi e annuso la boccettina posso immaginare di averlo accanto, di sentire il suo abbraccio e la sua voce.
Lui mi ha insegnato la resilienza, che ogni esperienza, bella o brutta, felice o triste è “mestiere che entra”, ci permette di crescere e di imparare. Lui che ha vissuto la guerra, la fame, è stato prigioniero dei tedeschi per due infiniti anni a Herfurt, in Germania, non si è mai lamentato di quello che ha passato, ha sempre rivolto lo sguardo verso il futuro e scaldato tutti noi con i suoi occhi colore del cielo.
Annuso la bottiglia, cercando di fermarmi in questo istante di illusione, cercando l’essenza della sua forza per farla mia.
Io ho un dovere morale nei suoi confronti e in quelli di mia sorella Barbara che è morta prematuramente e non ha potuto camminare a lungo in questo mondo, ma è riuscita comunque a lasciare un’impronta importante del suo passagio. Io la sento sempre vicina, e nei momenti più importanti, difficili, felici della mia vita, metto la collana con il suo ritratto, e mi sento più forte, più sicura, come se mi tenesse per mano. Una sorella che non c’è …ma solo fisicamente.
Continuo a sentirmi grata alla vita perchè sono quella che sono anche grazie a queste dolorose assenze.
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