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Portami su quello che canta di Alberto Papuzzi ed. Einaudi

Ho finito di leggere questo libro e voglio condividere con voi alcune osservazioni: infatti questa non vuole essere una recensione, visto che il libro in questione è la denuncia di un sistema in auge fino a pochi anni fa, raccontata attraverso gli atti del processo ad uno psichiatra degli anni 60 che, nel suo istituto, con i suoi pazienti psichiatrici, faceva dei veri e propri esperimenti, come nei lager nazisti .

Sembra incredibile che un’istituzione che dovrebbe proteggere i più fragili e indifesi diventi invece un luogo maledetto, di tortura, per persone che non hanno voce.

Io scrivo per non dimenticare quello che è successo e per stimolare tutti noi a rimanere sempre vigili senza abbassare la guardia, perchè , purtroppo il mondo è pieno di Giorgi Giuseppi Maria Coda, che grazie alla loro posizione fanno il buono e il cattivo tempo di chi non sa neanche che può difendersi.

In passato coloro che finivano in psichiatria erano, nella maggior parte dei casi, irrimediabilmente persi, sebbene non ci finissero  soltanto persone disturbate mentalmente, ma anche orfani, anziani, tutte quelle persone che per motivi “amministrativi” dovevano trovare una collocazione offerta dal servizio pubblico.

Le malattie mentali tutt’ora sono viste in maniera diversa rispetto a quelle fisiche, (figuriamoci nel passato) forse perchè sono meno evidenti a prima vista sebbene siano  più profonde: per un mal di pancia, una contusione, si possono consulatare specialisti e prendere farmaci senza essere stigmatizzati; al contrario quando ci si reca dallo psicologo o dallo strizzacervelli, veniamo etichettati come persone con problemi, matti, o , nel migliore dei casi, persone poco coraggiose, che non sanno reagire alle avversità.

Anche se ol dolore dell’anima non può essere curato velocemente e soltanto con una  pasticca perchè  misteri della nostra mente, a volte, sono davvero insondabili, non dovrebbe mai essere possibile che medici o sedicenti tali, possano sperimentare cure o metodologie poco ortodosse, senza poi essere puniti in maniera esemplare.

Nel libro si parla della vicenda giuridica, del processo e della condanna di Coda, che faceva “elettromassaggi” ai suoi pazienti, protetto dal silenzio dei colleghi. Trovo strazianti le testimonianze che vengono riportate e offensivo il ricorso che viene presentato alla sentenza, sebbene tutto sia previsto per legge. Il libro mi ha lasciato un senso di disagio e anche di paura, perchè potrebbe accadere a chiunque e sebbene questa vicenda sia passata  e relegata in un libro sconosciuto  la mia domanda è quanti Coda ci sono stati e ci sono tutt’oggi?

 

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