Sign up with your email address to be the first to know about new products, VIP offers, blog features & more.
[mc4wp_form id="4890"]
Zapisz Zapisz

231 giorni Paolo Severi

Questo libro è un’autobiografia, è il racconto sincero, spietato, reale, di 231 giorni lunghi, interminabili, all’interno di un carcere. Incontri, violenze, grida soffocate, c’è tanto detto ma molto più non detto, le pagine trasudano dolore, miserie umane, speranze disattese, mancanza di speranze e la convinzione di molti di essere perduti.

Al contrario il protagonista, che ha ritrovato uno scopo nella vita, ha deciso di vivere e di risalire dall’inferno e la sua determinazione sarà premiata: “Ore ventitrè. Agente accende la luce. “Che cosa stai facendo? ” “Scrivo” “Macchettescrivi, lascia perdere, pensa a salvarti la pelle”. “Mi salvo la pelle scrivendo”.

Il potere salvifico delle parole, della scrittura, dell’imprimere su carta i propri pensieri, nel vomitare i propri dolori, le preoccupazioni per abbandonarli in quelle pagine, spogliarsi delle sensazioni negative e chiudere il quaderno della propria vita come fosse il vaso di Pandora.

Per poi averlo li, testimone, futura memoria del proprio faticoso cammino, per gioire rileggendolo alla fine della strada guardando indietro,osservando dall’alto tutti gli ostacoli che si è stati in grado di superare. Perchè è questo lo scopo: non soccombere.

Non ho provato il carcere, sono soltanto stata costretta tra quattro mura, per 2 mesi, 61 giorni, in casa per il loockdown e mi chiedo come sia stato possibile resistere senza impazzire. 61 giorni, senza vedere il cielo, 61 giorni senza poter respirare a pieni polmoni,61giorni,  1464 ore senza incontrare le persone care. Senza la vita vera.

Rinchiusi per forza, per scontare una pena, per pagare un debito con l’Universo. Molti hanno ceduto, chi non ha trovato risorse in se stesso si è perso, ha perso il compagno o la compagna; ma c’è stato chi, come me, si è ritrovato.

Una reclusione che  è servita a prendere tempo, a dedicare del tempo  a se stessi, senza doversi giustificare, senza tralasciare niente, perchè l’altro, l’esterno, i doveri, erano chiusi fuori.

Il fuori e il dentro, un carcere che può essere salvifico o può distruggere. Le due facce della stessa medaglia, della stessa moneta che però non paga tutti allo stesso modo.

Ci vuole sempre un pizzico di fortuna, quella di capitare nella cella giusta, di incontrare il giusto secondino e soprattutto di non perdere di vista se stessi ed il proprio scopo lasciando da parte la paura.

 

“Il carcere è perdita dell’autostima. I gradini della scala della dignità vengono scesi lentamente, inesorabilmente. Anzi è proprio la lentezza della discesa che non consente di capire che si sta affondando”

“Tra un mese uscirò. Tra un mese sarò fuori di qui e tutto questo sarà soltanto un incubo da dimenticare. L’ultimo mese. La barca sta arrivando in porto anche se l’approdo sarà per una nuova partenza”

 

Paolo Severi “231 giorni” Frontiera editore.

Il diario autobiografico di Severi, ha ottenuto, ancora inedito, una segnalazione al Concorso dell’Archivio Nazionale dei Diari di Pieve Snto Stefano.

http://archiviodiari.org/index.php/iniziative-e-progetti/brani-di-dirai/479-paolo-severi.html

signature

No Comments Yet.

Dimmi cosa ne pensi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *