Affrontare la morte è difficile ad ogni età, a maggior ragione quando si è bambini.
Ricordo con enorme tenerezza il modo in cui, quando Damiano frequentava la scuola materna, le insegnanti, trovandosi davanti alla morte del nonno di un bambino, affrontarono il tema.
Il dolore e la confusione di G. e la conseguente paura degli altri bambini, che temevano potesse accadere anche a loro la stessa cosa, fece sì che dovessero parlare in maniera esplicita di un tabù come la morte, da cui cerchiamo di preservare i bambini, non permettendo loro di capire subito, che la morte fa parte della vita ed è la cosa più naturale e certa che esista.
Aiutate dal fatto di aver trovato un uccellino senza vita nel prato della scuola, riuscirono a ritualizzare il dolore della morte, a dargli una forma materiale,non parlando immediatamente della perdita, della sparizione, dell’impossibilità di vedere e sentire ancora quella persona, ma focalizzando l’attenzione sul corpo senza vita, senza anima, senza suono o colore. L’uccellino fu seppellito, e tutti attesero con gioia e trepidazione la nascita del fiore piantato sopra quel corpo e quel cumulo di terra; la bellezza del fiore vinceva sulla freddezza del corpo senza vita.
Nel libro di Chiara Frugoni, magistralmente illustrato da Felice Feltracco, si affronta questo tema attraverso il dialogo tra una madre e un bambino, spiazzato davanti alla morte del nonno un avvenimento più grande di lui che non riesce a comprendere.
La larva si trasforma in libellula e inizia a volare scoprendo la bellezza della natura ma non può tornare indietro a raccontare alle sorelline la nuova magica avventura che sta vivendo, triste per non poter condividere con loro questa sua bella esperienza, si consola con la certezza che anche loro, un giorno, potranno provare la stessa cosa.
I colori tenui e delicati delle illustrazioni, donano serenità, e chiusa l’ultima pagina, anche io, adulta, ho immaginato i miei nonni avvolti da una nuvola soffice e profumata che aspettano il momento di vedermi volare vicino a loro.
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